Nella serata di venerdì 3 maggio si è tenuto un interessantissimo incontro organizzato dal Movimento 5 stelle di Montepulciano tra i cittadini e l’avvocato Donella Bonciani che fa parte del Coordinamento Comitati NO Multiutility. L’approfondimento della serata è stato il caso della Multiutility Toscana, accolta calorosamente da molti sindaci toscani e dalla regione. La Multiutility è un progetto di aggregazione societaria di servizi e beni essenziali per il cittadino, come l’acqua, la raccolta rifiuti, la provvigione elettrica e, nel caso toscano, prevede l’ingresso dei privati (49%) con il mantenimento della quota del 51% per il pubblico. La sua costituzione prevede inoltre la quotazione in borsa della società. Nata a gennaio dalla fusione per incorporazione in Alia di Acqua toscana, Consiag e Publiservizi, per riunire sotto un’unica regia la gestione dei servizi pubblici toscani, la Multiutility non è ancora fattivamente operativa grazie ad una sentenza della Corte dei Conti circa la proprietà delle reti idriche e di altri beni demaniali. Come evidenzia il coordinamento di comitati e associazioni No Multiutility, è stato richiesto un parere alla Corte dei Conti sul conferimento del patrimonio di Consiag, comprensivo «delle reti e degli impianti idrici comunali di cui era conferitaria» già prima dell’ingresso nella Multiutility.
Secondo tali comitati «il progetto di aggregazione societaria, prevedendo l’apertura all’ingresso dei privati e alla quotazione in borsa della società incorporante, viola nella sostanza i principi e le norme» relative all’incedibilità della proprietà delle reti idriche e degli altri beni demaniali. Nel merito, la Corte dei conti toscana ha risposto quanto segue:
Qualora uno o più enti locali, avvalendosi della facoltà loro concessa dall’art.21, comma 5, D.Lgs. n.201/2022, abbiano conferito la proprietà di reti, impianti e altre dotazioni patrimoniali essenziali alla gestione del servizio pubblico locale ad una “società a capitale interamente pubblico, che è incedibile”, tale società può poi essere interessata a operazioni di fusione societaria, propria o per incorporazione, purché (ed è valutazione concreta ovviamente rimessa agli enti interessati) all’esito della fusione resti assicurata la titolarità di reti, impianti e altre dotazioni patrimoniali in capo a una società a capitale interamente pubblico.
Tra l’altro l’operazione va contro quanto deciso dal popolo italiano col Referendum del 2011.
Siamo in campagna elettorale e il proseguimento del progetto è in stand by. Ma siamo preoccupati delle conseguenze che può avere un’operazione di tale portata per ogni singolo cittadino. Inoltre, non vi è alcuna necessità del mercato borsistico in quanto le società̀ che forniscono i servizi realizzano già adesso più investimenti rispetto alle Multiutility quotate in borsa.